
REGINA SCIALPI
Regina Scialpi (Genova, 20 ottobre 1897 – Avellino, 12 febbraio 1987) scrittrice e poetessa, ebbe la buona e cattiva sorte insieme di nascere in una famiglia della buona borghesia, portatrice di tutti i pregiudizi e i divieti dell’epoca, con un padre singolarmente privo di ogni calore umano anche a causa dalla sua carriera di generale di marina e con una madre bigotta, appiattita sulla volontà imperiosa del marito.
Era intelligente e le piaceva studiare, avrebbe desiderato andare all’università, ma le fu vietato perché non era adatto a una signorina di buona famiglia. Così come le fu vietato l’amore, perché l’uomo scelto da lei non aveva i requisiti che la famiglia considerava imprescindibili.
Così trovò inconsapevolmente la sua indipendenza attraverso disturbi nervosi che il padre non poteva negare né discutere né affrontare e che le impedivano una vita normale e ragionevole, fino a impedirle di uscire di casa e di pranzare con gli altri membri della famiglia.
Finché trovò un aiuto in Roberto Assagioli, psichiatra, psicoterapeuta e fondatore della Psicosintesi in antitesi con la psicoanalisi di Freud, il quale, dopo anni di psicoterapia, riuscì gradualmente a farle vivere una vita quasi normale.
Regina, incoraggiata da Assagioli a scrivere per ragioni terapeutiche, alla fine imparò a dare sfogo ai propri sentimenti attraverso un’autentica poesia.
Regina fu appassionata alla non violenza di Gandhi, le piaceva il poeta indiano Rabindranath Tagore e conobbe Pirandello nel periodo in cui aveva lo studio di fronte a quello di Assagioli a Roma in via Antonio Guattani.
Passò il periodo della guerra a Martina Franca, dove suo padre era nato, e quando tornò a Roma continuò con Assagioli un rapporto che con gli anni si era trasformato in amicizia, andando spesso a trovarlo a Firenze dove nel frattempo si era trasferito. E stranamente accadde proprio ad Assagioli, ormai legato per la vita alla sua posizione di superiorità quale ex psicoterapeuta, di non capire il valore delle sue poesie che, probabilmente, non ebbe mai né il tempo né la voglia di leggere.
Dei suoi squilibri Regina non si liberò mai del tutto, tanto che rimase per sempre dipendente dalla famiglia, con la quale viveva una strana vita da “separata in casa”. Però col tempo imparò a vivere in modo quasi normale. E col tempo le sue poesie diventarono migliaia: l’ispirazione la poteva cogliere in qualunque momento, qualunque cosa facesse. E ciò che l’ispirazione le dettava doveva essere scritto esattamente nel modo in cui le arrivava, senza tentennamenti e senza correzioni: quindi portava continuamente con sé una matita e un pezzo di carta su cui scrivere.
Nei suoi canti Regina Scialpi libera il pensiero dal controllo della ragione ed esprime solo pensiero puro, sciolto da qualunque preoccupazione logica, artistica, morale o metrica (Poeta son nel cuore, ignoto ho il verso/ Libera son da metri e da figure/ Ho il petto acceso...)
Ci ha lasciato circa quattromila poesie che toccano gli avvenimenti del suo tempo oltre a raccontarci il suo mondo fantastico: dei, angeli e creature soprannaturali che interagiscono con la terrena vita degli esseri umani.
